lunedì 18 aprile 2011

Habemus papam

Uno che fa l'attore è un esibizionista, spesso patologico.

Uno che fa il regista è un esibizionista latente, ma è pur sempre un esibizionista.

Uno come Moretti, che fa il regista e l'attore, è un tentativo di due personalità (nella stessa persona) di sopraffarsi a vicenda a colpi di esibizioni per ricevere la più potente scarica di dopamina: il plauso del pubblico, una cosa che è seconda solo al plauso acritico dei Moretti-lovers, portatori insani di rivoluzionarismo per procura.

Non essendo però bastate a Moretti le prove precedenti per psicoanalizzarsi a fondo (cosa impossibile l'autoalisi!) e non potendo (ma volendolo nell'intimo) scoprire alfine qual è la propria nevrosi (l'esibizionismo,appunto!), allora mette al suo posto, come suo simulacro, il Papa, cioè il massimo esibizionista del mondo, uno che tutta la vita briga e manovra per esibirsi in quelle splendide parate che sono proprie della chiesa che, più che celebrare riti, offre da secoli spettacoli consolatori il cui scopo è far dimenticare alla gentarella che prima o poi dovrà morire e senza nessun premio o pena post-mortem. Moretti (che vorrebbe essere il Woody Allen de' noatri) purtroppo non ha nè lo spessore culturale, nè il mestiere e men che mai il senso artistico di Allen, e perciò i suoi film sono solo delle squallide sedute di psiconalisi fatte alla mutua quando, invece, occorrerebbe al nostro un luminare freudiano che gli facesse scoprire quale trauma infantile gli ha iper-gonfiato l'io ipertrofico.

Avremmo così un regista in meno e tanti Moretti-lovers che andrebbero (per imitazione) ad affollare i sofà degli strizzacervelli. Perchè anche l'amore acritico è una nevrosi.

 

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