sabato 17 aprile 2010

A single man

Lezioso, noioso, artificioso, molto Vogue, ma poco sincero, totale mancanza di coraggio.

Qualche notevole preziosismo nella scenografia, sopratutto nella fotografia, ma d'altra parte Tom Ford è uno stilista, uno che può costruire una pregevole serie di quadri, ma poco capace di rendere con veritá le sofferenze per la perdita di una persona amata.

Colin Firth ingessato, Julienne Moore semplicemente ridicola in lungo.

domenica 11 aprile 2010

Green Zone

Per la nuova serie dietrologica gli americani sapevano che Saddam non aveva le armi di distruzione di massa, un film scattoso, adrenalinico, veloce, pieno di azione dove si cerca di farci vivere l'atmosfera dell'Iraq, occupato ma non prostato, fra spie, intrighi e sofisticate tecnologie dell'informazione che hanno però sempre bisogno dell'uomo sul campo, (e dell'informatore locale), per venire a capo di un'intrigo internazionale.

Matt Damon è credibile come militare, bravi anche gli altri, un po' troppo sullo sfigato la giornalista investigatrice, ma forse così è nella realtà effettuale.

venerdì 9 aprile 2010

Chloe

Se almeno si ridesse potrebbe essere una simpatica pochade ricca di divertenti equivoci, invece è solo un pasticcio mal recitato, palloso, pieno di descrizioni e scene di sesso messe come riempitivo e con attori non adatti alla parte.

mercoledì 7 aprile 2010

Departures

Non c'è niente di più normale della morte, dice il protagonista.

Un giovane e la morte, il suo futuro che si alimenta dal naturale disfacimento degli altri umani, la pietas nel riconoscere dignità e rispetto al corpo ormai oggetto, le brevi esistenze dei viventi e l'eternità di Beethoven, i ritmi della natura indifferente alle effimere esistenze di umani che non vogliono e non possono riconoscerlo.

Un film elegante, poetico, lieve, un poema alla vita dove la morte è solo un contrappunto necessario alla melodia di incontri, amori, affetti.

Dopo averlo visto capisco l'Oscar assegnatogli come miglior film straniero, anche se resto dell'idea che forse lo avrebbe meritato il Nastro Bianco, pur essendo i due film del tutto incomparabili: Departures è una sintesi sublime dei migliori sentimenti degli umani mentre Das Weiss Band è un Guernica in necessario e netto bianco e nero, brutale rappresentazione dell'umana ferocia.

martedì 6 aprile 2010

Il piccolo Nicolos e i suoi genitori

Il mondo di quando si stava meglio quando si stava.....meglio, quando i bambini avevano i diritto di avere sogni e paure puerili e anche i grandi non sognavano che la ricchezza degli affetti condita di solo un po' di benessere.

Il cinema francese sta ritrovando quel modo di raccontare lieve e delicato che con un sorriso riesce a parlare del bello delle persone e di quelle assolutamente speciali che sono i bambini.

E quelli di questo film lo sono ancora di più per la capacità di farci rivivere il mondo di una generazione fortunata che ha avuto abbastanza, ma non troppo, insegnanti dolci e preparate e sopratutto un futuro dove si poteva sognare di diventare qualsiasi cosa, anche un bravo regista.

domenica 4 aprile 2010

Mine vaganti

Gli attori ci stanno, la regia no, il tema è fritto e rifritto, una specie di "Indovina chi viene a cena" dove invece del nero arriva il figlio gay, anzi due, un segno dell'arretratezza culturale del nostro cinema che preferisce il tema finto-impegnato del privato al confrontarsi con la terribile realtà dell'amoralità della vita pubblica.

Sceneggiatura ricca di scene inutili che rallentano e ammosciano una pasta che non riesce a lievitare.

Stilemi registici abbastanza stantii come l'infarto in diretta con la banalissima tirata di tovaglia imbandita; purtroppo Fantastichini non muore e dobbiamo sorbircelo per il resto del film con i suoi eccessivi pianti paterni e risate fasulle per mascherare la vergogna del figlio gay.

Uno spreco totale della professionalità della Occhini, - anche se un po' troppo caricata -, e quella di Lucetta Savino, sempre equilibrata; il personaggio di Elena Sofia Ricci è del tutto inutile, decorativa la Nicole Grimaudo, ma non si capisce a che serve.

Colonna sonora manieristica, fastidiosa, spesso inopportuna.

Un film noioso, farcito di riempitivi, anche ridanciani, al limite della caricatura, il tutto per far passare il tempo e giustificare il furto del biglietto.

Comunque potrebbe passare alla storia del cinema per la scena dell'abboffata di dolci, una delle cose più idiote mai viste su uno schermo cinematografico.

sabato 3 aprile 2010

Il profeta

L'universo carcerario con le sue anime perse, senza melensaggini giustificazioniste, umani in trappola fra culture incociliabili, ufficiose gerarchie feroci, omosessualità più voluta che subita, outsider corsi e magrebini più ospiti indesiderati che veri cittadini francesi, il carcere Sorbona del crimine, dove s'impara a leggere mentre si diventa imprenditore del traffico, muri, celle e sbarre che non fermano la diplomazia fra le bande, gli ordini di guerra, le vendette, gli accordi con avvocati, guardie e magistrati, un mondo isolato, alieno ma non più diverso dal mondo dei buoni borghesi.

Si potrebbe mostrarlo nelle scuole se l'anormalità della devianza non fosse così normale da poter far passare il messaggio che in fondo stare in galera è quasi una villeggiatura come canta una vecchia canzone mafiosa.

Trama ordinata, senza slabbrature, ritmo giusto, più docu-fiction che film, vita vissuta e realtá sparata in faccia allo spettatore, senza sconti e infingimenti.

Colonna sonora scarna, non invasiva, perfetta nel finale, una vera chicca!